Questa mattina vi racconto di un fotografo speciale. Che non conoscete sicuramente
Un fotografo che per anni non ha fatto parte del panorama internazionale. Non ha praticamente vinto premi e non è così famoso da dedicargli vernissage. Anche tra gli addetti ai lavori lo conoscono in pochi
Lee Jeffries un giorno scatta una foto per caso a una senzatetto.
La donna si innervosisce e lui scappa.
Da lì si aprono le porte della percezione, per spiegargli cosa significa fotografia.
Certo, scrivere con la luce. Ma la luce, talvolta, sono le persone.
La luce. E il buio.
Decide allora di dedicarsi anima e corpo a un progetto sugli homeless in giro per il mondo, finanziando la sua arte con il lavoro "vero", quello di contabile. Quando ha raccolto il denaro sufficiente si licenzia per dedicarsi anima e corpo al suo progetto
E crea una serie di ritratti che ci fanno specchiare dentro. Un Narciso che nell’acqua trova il suo volto perso per strada.
Credo ci siano così pochi fotografi in grado di sondare l'anima di una donna o un uomo perduto.
E il suo messaggio è forte. Si legge ingiustizia, dolore, tragedia, sofferenza.
Nessuna cazzata romantica o bohémien.
Sono uomini e donne disperati. Nei cui occhi riesci a scovare il precipizio, l'abisso.
Questa è Arte. Io scomoderei il Caravaggio per l'intensità delle foto, per l'odore acre che esce fissandole in profondità.
Per la luce. Perché in qualche modo, la luce, alla fine, c'è.
Un lieve baluginio. Ma c'è.
Se amate le persone. Se amate la fotografia, lui è un passaggio indispensabile per comprenderla un poco di più.